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Un’altra Rosanna, anni fa…

15 ottobre 2005

Tre anni e mezzo fa vivevo da single.
Spesso cenavo nel medesimo ristorante, più una trattoria, in verità.
Al posto di un cameriere, fuori più di un balcone, venne a lavorare lei: una ragazza spiritosa e a suo modo carina. Si chiama Rosanna, ma nulla ha a che fare con quella di cui ho iniziato a parlare e di cui sono stato innamorato.
Una domenica pomeriggio, dopo aver pranzato lì decidiamo di andare a prendere un caffè insieme. Ci sediamo in un bar, due caffè e due cannoli mignon alla ricotta.
Avevo addosso i pantaloni di una tuta, una t-shirt troppo lunga, così come la mia barba.
Non sembravo certo Rodolfo Valentino…

Ritorniamo al ristorante, dove lei aveva lasciato parcheggiato il motorino. Ci salutiamo.
Lei si avvicina e ci diamo due lunghissimi baci. Scende dalla macchina poi, quasi riassaporando ciò che era appena successo, rientra e me ne dà un terzo.

Sensazioni bellissime, quanto inaspettate.

La notte le scrivo una lettera, consegnata proprio la sera di San Valentino. Ecco qui di seguito cosa le scrissi.

Poco dopo cambiò lavoro. Non la vedo da allora.

…………

“Questa notte, ascoltando Brahms, mi viene voglia di scriverti e la cosa, non ti nascondo, ha sorpreso me per primo.
In genere, infatti, scrivo lettere (raramente, in verità) a persone che conosco da tempo e con cui esiste un rapporto affettivo.
Mi piace scrivere. Mi piace perché c’è più tempo per pensare, per pensare a cosa dire, per pensare a come dirlo.

Ciao Rosanna. Avevo semplicemente voglia di parlarti. Non mancano nella mia vita splendidi amici, persone di grande qualità, con le quali è sempre un piacere discutere: che si tratti di fesserie piuttosto che di argomenti profondissimi.
Ma stanotte non è con loro ma con te che desidero fare due chiacchiere.
Sarà la novità, che devo dirti, sarà che intimamente avverto in te caratteristiche simili alle mie, o semplicemente compatibili, adattabili. O magari, perché no?, cerco solo una scusa. Insomma, che importanza può avere…
I baci che ci siamo scambiati mi hanno fatto venire voglia di parlarti. Non è questo però l’argomento. Bellissimi, gradevolissimi, per carità. Intendo che a volte – come ti ho già detto – i baci raccontano di noi più delle nostre parole. Alle persone che sentono della vita certi sapori, odori, colori, non sfugge il senso di quel parlare in silenzio di sé. E mentre le nostre labbra si sfioravano, ci siamo parlati in silenzio.
Per questo adesso sono qui. Sono rimasto stupito di scoprirti così come ti ho percepita.

Le nostre conversazioni precedenti al “fattaccio” sono state improntate allo scherzo ed al mostrarci sufficientemente cinici da poter schernire chi, invece di mostrare lo stesso cinismo, magari ti scriveva un messaggio romantico oppure chi, probabilmente per quella sete che ci portiamo nell’anima, mi scriveva frasi d’effetto per conquistare un briciolo della mia attenzione.

Poi ti ho sentita.

Ti ho sentita.
Sei dolce. Molto.
Sinceramente non me l’aspettavo.

Ed è per quella dolcezza che adesso ti parlo. Per dirti che dovresti indossare più spesso questo gioiello che possiedi, che ti rende più ricca e sorprende chi ti sta accanto.

Romantico?
No, non credo.
Penso che troppo spesso ci dimentichiamo che il nostro dentro, al pari del fuori, ha bisogno di attenzioni profonde. E ciò che cura, o più semplicemente nutre, la parte che non si vede di noi sono le parole. Allora che senso avrebbe non dire una cosa che è giusta perché è bella?
Perché temiamo di far sorridere?

Quando sono tornato a cercarti non è stato per i baci o per quel qualcosa in più a cui abbiamo sicuramente pensato entrambi, e che – devo candidamente ammetterlo – non mi sarebbe dispiaciuto affatto.
Se bacio qualcuno apro una porta. Apro la porta alle parole che ho dentro e che quindi – da lì in poi – devono essere dette.
Apro la porta alle parole dell’altro, alle parole che – se vorrà – potrà dirmi.
Il tuo silenzio di questi giorni, prevedibile e comprensibile, fa un gran fracasso. Non trovi?

Proteggi da un vento improvviso e sconosciuto ciò che già ha una storia dentro di te.
È giusto.
Il più delle volte il vento dà solo problemi. Combina danni che poi ci tocca riparare.
Crea scompiglio e disordine. Il più delle volte distrugge.

Teniamoci al riparo, allora. Che il vento non ci tocchi.
Che non arrivi a toccare ciò che ci è caro.
Perché in un attimo, s’infila tra le piccole fessure della nostra disattenzione, attentando alla quieta insoddisfazione che faticosamente ci siamo conquistati.

Questa notte, ascoltando Brahms, mi viene voglia di scriverti.

Per dirti che anche tu, per me, sei stata vento.
Che anch’io – come te – ho temuto di perdere in un momento ciò che era mio,
solo mio e non ti riguardava. Che per un attimo, per lo straordinario calore della tua dolcezza, ho vacillato.
E nel vacillare, temendo di perdermi – per un palpitante attimo infinito – mi sono sentito libero.
Libero di farlo.

Non ho la più pallida idea di come suoneranno queste parole alle tue orecchie.
Non so se riderai, se ti faranno piacere o altro. Per me hanno solo il senso della resa.
Mi arrendo al piacere di questo piccolo ricordo di noi che parliamo con il nostro silenzio.
Dei baci.
Del rivedersi e riconoscersi, del desiderarsi e rinunciare.

Ma in una vita che più prosegue e più mi carica di certezze che sono zavorra, di convinzioni che sono cardini sui quali girano i miei gesti sempre più distratti, ringrazio Dio se ogni tanto manda un soffio di vento a svegliarmi, a rammentarmi che sono vivo e che già questo è un dono prezioso.
Ed è per questo che ti tendo la mano.

Stanotte ti scrivo perché non ti ho tenuta per mano neanche per un attimo mentre eravamo assieme.
E mi dispiace. Ma non mi va di far finta di niente.
Non mi va d’incrociare i tuoi prossimi occhi e sentirli muti, che mi dicono “io so che tu sai che io so che tu sai…” per questo ti ho cercata stanotte, in compagnia del mio Brahms, per ringraziarti del tuo piccolo, umido dono.
Di quell’improvvisa, inattesa dolcezza rivelata.
Di quei baci che forse non significano un bel niente ma che – magari proprio per questo – mi sembrano ancora più belli.
Prima che altre parole, gesti o sguardi possano alterare quel momento, ti ringrazio così, con queste poche righe.
Accade solo ciò che deve accadere. Questo è ciò che credo.
Un bacio.

tutto ciò poco dopo le due di una notte di metà febbraio del duemilatrè

…………

Mi piace questa lettera, mi piaccio in queste parole.
Volevo rendervene partecipi.

A presto.

13 commenti
  1. Complimenti scrivi davvero bene,….bello anche il nome che hai dato alla categoria(altre donne).
    Ho letto con molta attenzione la tua analisi sulle donne in politica,….e devo dire che mi hai fatto rifletter..passa più spesso da me.ALE

  2. grazie per essere passato a trovarmi ieri io scrivo molto quando vuoi l’indirizzo ce l’hai per quanto riguarda la lettera: Veramente ma veramente bella….Spero non te la prendi ma te la copio e la metto anche nel mio blog….tranquillo ci scrivo che è la tua cmq veramente complimenti hai la capacità di spiegare con dei versi la verità dei momenti riesci a tirare fuori le sensaioni più nascoste che uno prova in certi momenti ripeto: UN POETA

  3. L’avevo copiata ma l’ho anche cancellata….è roba tua che cazzo c’entra nel mio blog anche se poteva dare un tocco addolcinato ai miei post

  4. anche da ma quel vento passa -ogni tanto- e mi ricorda, con dolcezza, e velata sensualità, che io sono viva. I baci a volte parlano, altre non dicono assolutamente niente, altre se ne restano lì, appiccicati sulle labbra in attesa che i cuori palpitano. Sei stato fortunato quel giorno, perchè le hai sentite -le parole dei baci. E non erano muti. Dici che ti rivedi in quello che scrivo, forse perchè ho esperienze comuni, o forse perchè senti altre parole nelle mie parole. Come sensazioni.

  5. “Le piace Brahms?”… dice molto di te, questo..

  6. Se dopo te l’ha data mi taglio le balle.

  7. @utente anonimo: le tue balle sono salve…

    : )))

  8. letto tutto commenti compresi
    l’ultimo mi ha fatto sorridere
    🙂

  9. dopo una lettera come questa, ma soprattutto dopo l’ultima riga…una ragazza cerca un uomo che non si rilegga e non si compiaccia. una donna aspetta che si apra un’altra finestra per sentire ancora il vento soffiare…e vedere se di qualcosa si potrà parlare. Mi piace come scrivi.

  10. una bellissima lettera.

  11. utente anonimo permalink

    Una storia persa nella Rete la tua. Bella. L’ho trovata per caso, in una notte come questa che non ho sonno (e ascolto Van Beethoven, sonate per pianoforte…). Come sarebbe bello sapere cosa è successo dopo: altri sguardi, altri baci, altre lettere, altre parole…

    Lorenzo

  12. utente anonimo permalink

    La lettera è romantica ma la donna credo che non fosse quella giusta per recepirla. Ho la sensazione che tu l’avessi scritta per te e non per lei. Succede. Anche io, una volta, mi sono innamorata di un tipo, ma perchè serviva a me e non per lui e infatti non è durata. Succede anche questo. E’ difficile trovare la strada che porta all’incontro delle anime, spesso è un vicolo cieco.
    Ciao

  13. @anonimo:

    peccato non ci sia il tuo nome alla fine delle tue parole…

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