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Un weekend da ricordare

15 aprile 2014

Non eravamo mai usciti insieme come coppia, non ci era mai passato per la mente di poterlo essere, anche se in un contesto così particolare come una serata bdsm. È stato strano già vederti uscire di casa, vestita come una giovane donna, truccata, con un’andatura decisa, abituato com’ero a vederti in jeans, acqua e sapone, con quella risatina che tanto ti rende fragile senza renderti giustizia. Eri molto bella e se ne sono accorti tutti. Sei stata guardata con piacere da uomini e donne e questo è sempre un buon segno. Siamo stati, insieme a Chiara ed Alessandro, la coppia più guardata della serata ma tu scintillavi, due gocce di cioccolato fondente hanno illuminato quella lunga tavolata, il tuo sguardo era felice. Io di certo sono stato l’uomo più invidiato, vista la nostra sostanziosa differenza di età e la curiosità che il nostro legame evidente suscitava. Tu hai fatto le fusa per tutto il tempo, nessuno penserà che siamo solo ciò che siamo.

La domenica è stata altrettanto memorabile, dal preludio a casa di Antonio, con i ragazzi tutti intenti a prepararsi in quell’atmosfera surreale fatta di corpetti stretti, tacchi a spillo, collari, abbigliamento in pelle e risolini. Come spiccavi lì in mezzo, finalmente vestita come credo avessi sempre desiderato (ma sono certo che farai ancora meglio in futuro), libera come un pesce nel mare, guizzavi finalmente nel tuo elemento naturale. All’ingresso nel club sembravi una bambina che arriva a Disneyland, i tuoi occhi saettavano da un lato all’altro, guardavi tutto e tutti alla ricerca di cose da imparare. Mi pare che ne abbia imparate alcune molto importanti. La tua mano nella mia per molto tempo. Quando ti abbiamo visto maneggiare il flogger per la prima volta nella vita è stato chiaro a tutti che sembravi nata con quell’attrezzo in mano, quasi fosse un’estensione della tua mente. Vedere e soprattutto sentire i tuoi colpi abbattersi sul corpo dei due consenzienti malcapitati e contemporaneamente osservare i tuoi occhi scintillanti di cattiveria è stata una scarica di adrenalina per coloro che hanno assistito. Una parte importante di te è lì, in quei colpi. Dubito fortemente che potrai fare a meno di coltivare quel piacevole passatempo, credo anzi che andrai a fondo in quella parte della tua anima, che potrebbe sembrare buia invece è piena di una luce inquietante. Hai una feroce bellezza quando colpisci.

Poi mi hai chiesto di provare quel frustino rigido. Su di te. I primi colpi sulle tue terga li ho dati io, la nostra prima volta. Questo non ce lo toglierà nessuno. Vuoi sapere se questa mia prima esperienza è stata emozionante? Sì, lo è stata. Passare da anni di riflessioni ed interrogativi ad un semplice gesto, in un attimo. Godere di quel gesto. Comprendere che fa parte della mia natura. Nonostante le tue risate nervose, nonostante lo sforzo che hai fatto per non reagire, stare chiuso in quella stanza con te a quattro zampe su quel letto tondo, mentre mi offrivi le tue bellissime chiappe da colpire, mi ha emozionato. Memorabile che la mia prima volta in tal senso sia stata con te. Poi gli abbracci, noi stesi lì a capacitarci a fatica di tutte le cose che ci avevano attraversato la mente in quel weekend magico. Stringerti a me, con l’affetto profondo che sai che provo e che tu ricambi con altrettanta forza.

Affetto. Il nostro unico vero problema.

Non scatta altro fra noi, ma non c’è squilibrio, siamo perfettamente non coinvolti, i nostri cuori (o forse le nostre viscere) non vibrano a dispetto delle nostre menti che spesso marciano all’unisono. C’è un intesa fredda, o forse tiepida sarebbe più giusto definirla. Quel genere di temperatura che non ha un colore preciso, non siamo carne né pesce. Un sentimento eunuco ci unisce trattenendoci, non dandoci il coraggio di andare ognuno per la propria strada così come di percorrerne fino in fondo una sola, in due. Per questo subito dopo esserti stato così vicino e averti sentita ad un passo da me devo allontanarmi. Mi sento mancare il fiato, una strana malinconia mi opprime. Siamo due pianeti che ruotano l’uno attorno all’altro, ma le nostre orbite sembrano destinate a non farci incontrare mai veramente. Temo che non basterà un frustino a rompere questo triste incantesimo, né lacrime assenti – di nostalgia e rimpianto – a renderci liberi.

From → bdsm, questo sono io

2 commenti
  1. agatagrop permalink

    comunque, a proposito di frustini, stasera festa BDSM

  2. agatagrop permalink

    Oh ma ci ho fatto caso adesso all’header! Sei anche tu un orfano di splinder?! Che lutto quando l’hanno chiuso, anche se non bloggavo più da anni. Era mejo di wordpress!

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